4 anni ·pietrasanta

#fabioviale a Pietrasanta

C’è un crossover singolare esposto nel cuore di Pietrasanta. Qui nei mesi estivi è normale incontrare mondi lontani tra loro: come ogni anno gli sciuri di Milano scendono per spendere i frutti della propria fabbrichètta e per spasseggiare insieme a professionisti dalla Firenze col passato nobiliare. Stanno insieme a figli di Roma e dei suoi Colli caciaroni, che salgono a cercare qualcosa di meno coatto del lidi di Ostia. E poi si trovano russi, e americani, ed europei, e corposi sciami di orientali.

Quest’anno però -fino a ottobre- nella piazza centrale della cittadina ci sono figure che arrivano da molto molto più lontano: dalla Grecia di duemilacinquecento anni fa. Cioè, in realtà sono “solo” riproduzioni, ma suonano coerenti per la piazza centrale di quella che oggi è chiamata “la Piccola Atene”. Perfettamente intonati anche con l’estetica dell’alta Versilia, perché i loro corpi sfoggiano elaborati tatuaggi di differenti stili. Che sembra di essere al bar di un qualsiasi stabilimento balneare di Forte dei Marmi.

Praticamente un mash-up di livello supersayan. Fabio Viale ha seguito studi di arte classica, e ha quindi maturato una passione per la scultura. Così ha realizzato (enormi) riproduzioni di conosciute opere statuarie: la Venere, il Laocoonte, il David. Successivamente le ha fatte incrociare con la sua seconda passione, cioè il tatuaggio. Ci sono inchiostrii da iconografie orientali e altri da carceri russi ma anche da immaginari occidentali: regalano un bel colpo d’occhio a chi attraversa il centro cittadino.

L’esposizione poi prosegue nello spazio espositivo alle spalle del duomo, e qui diventa strabiliante. Il marmo si trasforma in carta, e prede le forme di buste per la spesa o di maschere o di aeroplanini fluttuanti. Oppure anche diventa la gomma di copertoni abbandonati in un angolo, oppure ancora il legno di cassette per la frutta. Fino alle Tre Grazie non più nude e vivaci, ma sedute quiete e distanziate ciascuna avvolta in un candido burqua.

Un catalogo davvero ampio che è già stato accolto al Glyptothek Museum in Monaco di Baviera, al Pushkin Museum di Mosca e che ha partecipato alla passata biennale di Venezia.

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