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#cinema #film #montaggio
Intorno al 1920 il regista russo Lev Kulešov fa un esperimento. Prende l’immagine del primo piano dell’attore Ivan Mozžuchin. L’espressione è neutra, priva di particolari emozioni. Accosta a questa immagine di volta in volta l’immagine di una zuppa, quella del cadavere di una bambina nella bara e quella di una bella ragazza [ma ci sono più versioni sulle immagini utilizzate]. E chiede a tre gruppi di spettatori - uno per immagine - quali emozioni provocano loro le singole sequenze. Ecco i risultati.
Gruppo "Zuppa" > Emozioni relative all’appetito
Gruppo "Bambina morta" > Emozioni relative alla tristezza
Gruppo "Ragazza" > Emozioni relative al desiderio
Ma non solo. Gli spettatori si congratulano con l’attore per il modo intenso e credibile con il quale, secondo le tre immagini, ha espresso emozioni relative all’appetito, alla tristezza e al desiderio.
In questo modo, Kulešov dimostra in modo decisivo, come attraverso l’accostamento di immagini in realtà indipendenti l’una dall’altra, si possa creare nella mente dello spettatore una ben definita produzione di senso.

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