Niente, il business delle fonti fossili va benissimo e non possiamo permetterci di ridurre i profitti degli investitori per la transizione ecologica, molto meno redditizia. E poco importa se questo potrebbe avere qualche effetto collaterale come il riscaldamento globale e le conseguenze sociali e ambientali che ne derivano.

A sostenerlo sono i responsabili della JP Morgan, la più grande banca statunitense che nel 2013 ha patteggiato con il Dipartimento di Giustizia americano un risarcimento di 13 miliardi di dollari per compesare le sue responsabilità nella crisi finanziaria del 2008.

Per JP Morgan, dunque, il cambiamento del sistema energetico mondiale è “un processo che dovrebbe essere calibrato in decenni, o generazioni, non in anni”. Inoltre, secondo i vertici della banca, non è affatto certo che dopo il 2030 il consumo di petrolio e gas inizierà a diminuire, come prospettato dall’Agenzia internazionale per l’Energia. poiché le popolazioni dei paesi in via di sviluppo inizieranno ad acquistare più automobili e a prendere più voli. JPMorgan prevede che il mondo avrà bisogno di 108 milioni di barili di petrolio al giorno nel 2030 (oggi siamo intorno ai 100 milioni, ndr).

Peccato che JPMorgan sia uno dei principali finanziatori di progetti relativi ai combustibili fossili. Secondo i dati di Bloomberg, la banca ha sottoscritto 101 miliardi di dollari in finanziamenti su combustibili fossili nel 2021 e nel 2022.
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