Gli indiani Sioux, dopo giorni di durussimi scontri, si arrendono a Wounded Knee, nella riserva indiana di Pine Ridge, nel Sud Dakota.
Precedentemente, il 27 Febbraio dello stesso anno, era esplosa in tutta la sua veemenza la disperazione dei nativi americani: i Sioux, appoggiati dall’America Indian Movement, decidono di ribellarsi al Governo denunciando le misere condizioni di vita della popolazione.

I nativi, circa duecento tra donne e bambini, decisero di proteggersi nello stesso luogo in cui, nel 1890 la cavalleria aveva massacrato i loro avi (Il massacro di #woundedknee il nome con cui è passato alla storia l’eccidio di un gruppo di Lakota Sioux, da parte dell'esercito degli Stati Uniti d'America).

I Sioux decisero di sistemare le loro tende intorno alla chiesa, trasformano l’emporio in una sala congressi e di refezione.

Gli uomini armati si dispongono nei bunker, incrociano le pipe di guerra, legando le penne d’aquila alle trecce ed organizzando infine la loro resistenza.

Il Governo americano mette in campo tiratori scelti della polizia federale, uomini, mezzi blindati ed elicotteri, circondando la zona.

Per 71 giorni Washington non ha il minimo potere a Wounded Knee: malgrado l’assedio la comunità indiana si autogoverna con le proprie tradizioni e le proprie leggi.

Il 10 maggio, dopo giorni di scontri dove si conteranno due morti fra i nativi ed alcuni feriti tra i federali, la resistenza cessa.

I nativi sono costretti ad abbandonare l’appostamento, e in cambio ottengono che il Senato apra un’inchiesta sulle loro problematiche.

Ancora una volta gli indiani d’America perdono la guerra fidandosi dei politici americani, che, naturalmente, li avrebbero traditi. Il nulla di fatto, anzi, avrebbe causato una serie di contese anche negli anni successivi, con alcune vittime ed una persistente tensione.

#nativiamericani

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