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Negli ultimi tempi, nel web, vedo la purulenta moltiplicazione e l’orrida diffusione di un fenomeno al cui confronto un’apocalisse zombi pare una gita a Gardaland. Mi riferisco alla moltiplicazione e alla diffusione dell’EAP (Editoria A Pagamento). Credo sia bene mettere in guardia contro questo fenomeno, ai limiti dell’illecito, che per motivi di lucro danneggia chi, in vario modo, opera in modo onesto e corretto in questo mondo, autori e potenziali autori compresi.
In genere, storicamente, la vera e seria editoria funziona così: l’autore propone (su incarico della casa editrice o di sua iniziativa) una sintesi dell’idea del libro, lunga non più di una pagina in Word o programmi simili, e parte di quello che sarebbe il primo capitolo. In questo modo la casa editrice può valutare sia la forza complessiva del progetto editoriale sia lo stile e la forza espressiva dell’autore. Se entrambe le valutazioni sono positive la casa editrice propone un contratto all’autore dove sono presenti le varie condizioni per la realizzazione e promozione del libro e paga un anticipo all’autore, il quale poi riceverà circa il 6% sulla vendita di ogni singola copia. La casa editrice si occupa di ogni fase della realizzazione fisica del libro e della sua promozione: correzione di bozze, copertina, marketing, distribuzione eccetera eccetera.
Soprattutto con la diffusione e lo sviluppo dell’editoria online (che riguarda anche la versione online di case editrici “classiche”) le modalità possono essere un po’ differenti da quelle mostrate qui sopra. Il cambiamento più diffuso credo consista nell’abolizione dell’anticipo. Altro può essere: chiedere subito l’intera opera e pagare dopo il superamento di una certa soglia rispetto alle vendite.
In ogni caso l’autore non deve mai spendere un solo centesimo per la realizzazione (fisica e/o digitale), correzione, pubblicazione e distribuzione della propria opera. Al contrario, deve sempre e comunque essere prevista una retribuzione rispetto alle vendite delle copie.
Con l’EAP invece abbiamo questa situazione: l’opera viene pubblicata perché l’autore paga affinché ciò avvenga. Non il talento ma i soldi sono il criterio secondo il quale la (pseudo) casa editrice pubblica un libro.
Ciò può avvenire direttamente, chiarendo subito che la pubblicazione avviene dietro pagamento da parte dell’autore, oppure in modo più subdolo, come, per esempio, affermare che non chiedono soldi per la pubblicazione per poi scoprire che li chiedono per il marketing e/o la distribuzione e che il pagamento di queste attività è condizione necessaria per l’avvio dei lavori di pubblicazione. E questo è solo un esempio.
Tutto questo è - non “secondo me”, stavolta: lo è e basta - un insulto a tutte quelle case editrici, soprattutto quelle piccole, che svolgono il loro lavoro con passione, sacrifici e impegno, e a tutti quegli autori che ritengono, come è giusto, che il loro lavoro debba essere valutato per il suo valore e non sulla base del loro conto in banca.

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