Per la prima volta Matteo Salvini ha parlato della Global Sumud Flotilla.
Ed è riuscito a sbagliarle tutte, ancora una volta.
Con quell’insopportabile misto di supponenza, ipocrisia, vittimismo gratuito, il tutto imbevuto da un benaltrismo degno di un bancone del bar più che dell’alto rappresentante di un governo.
“Vedo che ci sono flotte in navigazione verso Israele. L’obiettivo di salvare le vite dei bambini, di portare aiuti sanitari e cibo è l’obiettivo di tutti perché non ci devono andare di mezzo i bambini per le guerre degli adulti.
E quindi le missioni umanitarie sono le benvenute. Altro paio di maniche è la caccia all’ebreo. Nel 2025 speravo che fosse seppellita agli orrori del secolo scorso la caccia all’ebreo. Quindi un conto è aiutare i bambini e lavorare perché la guerra finisca. Un conto è espellere artisti, intellettuali, attori, atleti israeliani e dare la caccia all’ebreo in giro per il mondo. Sono scene disgustose e che certa sinistra riscopra l’antisemitismo e sostenga direttamente o indirettamente i tagliagole islamici è qualcosa di cui mi vergogno per loro.”
Tutte le ha sbagliate. Tutte.
Gentile e non particolarmente caro ministro dei Trasporti.
Uno. No, le imbarcazioni della GSF non sono dirette in Israele - neanche passano da acque israeliani - ma Gaza.
Due. Non c’è nessuna guerra. Si chiama genocidio, certificato ieri dai massimi studiosi mondiali in materia.
Tre. Nessun membro, volontario, sostenitore o simpatizzante della Global Sumud Flotilla si è mai sognato di dare la “caccia all’ebreo”. Anzi, non hanno proprio parlato mai di ebrei. Ma solo dei crimini di guerra di Netanyahu e della fame come arma di distruzione di massa da parte di uno Stato genocida.
Quattro. Se c’è qualcuno che storicamente, scientificamente e istituzionalmente ha dato la “caccia all’ebreo” quella non è la sinistra ma la destra estrema e totalitaria da cui lei e il suo governo non avete mai preso chiaramente e apertamente le distanze. Al punto da avere difficoltà anche solo a definirvi “antifascisti”.
Cinque. Associare all’antisemitismo un gruppo di attivisti umanitari che portano cibo donato da migliaia di cittadini a chi sta morendo di fame non è solo politicamente vergognoso ma anche intellettualmente disonesto.
Di fronte a queste centinaia di uomini e donne di pace che stanno rischiando la vita in mare sfidando pacificamente uno degli eserciti più forti e spietati al mondo, uno come Salvini, se proprio non è in grado di fare il suo lavoro, che è quello di proteggerli, dovrebbe inchinarsi, imparare e tacere.
Non necessariamente in quest’ordine.
Questo dovrebbe fare.

William J
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