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La Spagna si sta muovendo benissimo negli ultimi anni, a livello politico, a livello finanziario e a quello di tutela dei suoi cittadini.
Sono i primi europei a pensare a qualcosa di concreto per fare qualcosa che aiuti la popolazione con la crisi climatica.

Non basta certo, ma gli altri stanno ancora nascondendo la polvere sotto il tappeto.
La vera guerra per la sopravvivenza arriverà quando diventeremo profughi climatici e non mancano troppi anni perché avvenga.

Come in guerra: rifugi in cui ripararsi per resistere e sopravvivere. Non alle bombe, ma alle temperature che salgono inesorabilmente.
La misura è stata annunciata ieri dal primo ministro spagnolo Pedro Sánchez: l’istituzione di una rete nazionale di "rifugi climatici”, per contribuire a proteggere la popolazione durante le ondate di calore più intense.

“In alcune estati non si parla più di ondate di calore, ma piuttosto di un’unica ondata di calore prolungata", ha dichiarato il premier di Madrid. "Pertanto, prima della prossima estate, lanceremo una rete nazionale di rifugi climatici, mettendo a disposizione della popolazione anche edifici pubblici. E faciliteremo il finanziamento per la creazione di questi rifugi climatici nei quartieri più vulnerabili, dove il caldo è più intenso”.

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