Continua la serie di articoli di Clubbez sulle centrali alimentate da energie rinnovabili! Oggi ti parlo delle Centrali a Biomasse.
#energia #energiarinnovabile #biomassa #centrale
https://clubbez.shop/2023/05/2....7/le-centrali-a-biom
#nontuttisannoche l'attore che si cela dietro allo Xenomorfo di Alien si chiama Bolaji Badejo, un ragazzo nigeriano che dopo aver studiato arti visive in Etiopia e poi negli Stati Uniti, si trasferì a Londra a metà anni 70.
Fu incontrato per caso in un pub da un agente di casting che stava lavorando al film di Ridley Scott.
Alto più di 2 metri e con gli arti lunghi e fini, era perfetto per indossare la tuta del mostro...
Bolaji così accettò il ruolo ed entrò nella storia del cinema, anche se nessuno lo vide mai in volto e quello fu l'unico ruolo della sua vita.
Badejo è stato tenuto lontano dal cast il più possibile, per essere più spaventoso quando entrava in scena. Sigourney Weaver disse in una intervista che “sembrava venisse da un
altro universo” e che “la tuta fosse creata apposta per il suo corpo”.
La tuta non poteva essere indossata per oltre 15 minuti a causa del calore eccessivo. Per l’attore era quasi impossibile vedere attraverso l’enorme casco.
Dopo questa esperienza tornò in Nigeria nel 1980, aprendo una galleria d'arte.
Nel 1992 morì per anemia falciforme a soli 39 anni.
#film #cinema #alien #xenomorfo
I #rifiuti organici raccolti tramite la #raccoltadifferenziata possono andare in tipi diversi di impianti di trattamento biologico, in alcuni diventano #biometano e #compost, in altri solo compost.
#curiosiclubbez #organico #cambiamentoclimatico #virale #surriscaldamentoglobale #ambiente #sostenibilità #riciclo #riciclaggio #clubbez
#fotografia
“Non avere paura del buio: porterà la luce”. In sintesi, questo è il metodo per effettuare riprese in condizioni di luce scarsa, anche di quasi buio, per ottenere, alla fine, un’immagine ben visibile. La qualità della stessa immagine, poi, dipende da molti fattori. Ma l’obiettivo di questo post è quello di mostrare come agire in condizioni di scarsa luce o quasi buio e non quello di fare un tutorial su come ottenere foto artistiche (anche perché io non sono un artista digitale).
Contesto: l’acquario civico di Milano. Qui, è esplicitamente vietato effettuare riprese con il flash o altre fonti di illuminazione. Al di là di questo, che rimane un vincolo decisivo, effettuare riprese con una fonte di illuminazione avrebbe comportato effetti poco piacevoli di riflessi nei vetri dell’acquario. E, infine, io personalmente detesto usare fonti di illuminazione durante le riprese: se appena possibile, solo luce naturale. Consideriamo anche l’assenza di qualsiasi supporto per la macchina fotografica, sia specifico, come un treppiede, sia improvvisato, come un ripiano presente sul posto.
Vediamo come si può procedere.
Fase di ripresa - Io ho utilizzato una reflex con obiettivo 35.0 mm f/1.8, che nelle reflex analogiche corrisponde a un 52 mm, però il metodo vale per ogni dispositivo che permetta le impostazioni manuali della ripresa. Ecco i parametri. Otturatore (Velocità): 1/40 sec. Diaframma (Apertura): 1,8. ISO (Sensibilità): 400. Esposizione regolata sulla parte più luminosa dell’inquadratura, quella a sinistra per chi guarda. Una corretta esposizione della razza non era né consigliabile né pienamente possibile. Per prima cosa, quella parte luminosa si sarebbe “bruciata”, ovvero si sarebbe allargata e avrebbe avuto un risultato negativo sia dal punto di vista estetico, dando vita a una chiazza di bianco luminoso sgradevole, sia funzionale, in quanto lo sguardo sarebbe stato attirato verso questa luminosità e non verso la razza, che era la protagonista dell’immagine. Inoltre, per aumentare l’esposizione della razza, c’erano solo gli ISO a disposizione, ovvero, in sintesi, la sensibilità del sensore alla luce. Sia otturatore che diaframma erano intoccabili. Sotto 1/40 sec. di esposizione, una foto scattata senza un sostegno risulterebbe mossa (consideriamo anche che la razza stessa si…muoveva). Il diaframma era alla massima apertura, cioè non poteva fare entrare più luce di così. Infine, aumentare gli ISO aumenta il “rumore” della foto complessiva, che sarebbe risultata “sgranata”, piena di puntini che avrebbero reso difficile e sgradevole la visione dell’immagine finale.
Fase di post-produzione - Io ho utilizzato Photoshop ma va bene qualsiasi programma di photo editing con più livelli e le ormai consuete funzionalità (regolazioni e maschere su tutte). In pratica, si può procedere nel modo seguente. Duplicare l’immagine > Regolare l’immagine superiore con uno strumento come le Curve o i Livelli in modo tale da far emergere alla luce la razza, senza preoccuparsi che parte del resto venga sovraesposto > Inserire una Maschera su questo livello > Passare il Pennello sulla parte sovraesposta per recuparare la corrispondente parte sottostante, quella con la corretta esposizione.
Fine.
#fotografia
“Non avere paura del buio: porterà la luce”. In sintesi, questo è il metodo per effettuare riprese in condizioni di luce scarsa, anche di quasi buio, per ottenere, alla fine, un’immagine ben visibile. La qualità della stessa immagine, poi, dipende da molti fattori. Ma l’obiettivo di questo post è quello di mostrare come agire in condizioni di scarsa luce o quasi buio e non quello di fare un tutorial su come ottenere foto artistiche (anche perché io non sono un artista digitale).
Contesto: l’acquario civico di Milano. Qui, è esplicitamente vietato effettuare riprese con il flash o altre fonti di illuminazione. Al di là di questo, che rimane un vincolo decisivo, effettuare riprese con una fonte di illuminazione avrebbe comportato effetti poco piacevoli di riflessi nei vetri dell’acquario. E, infine, io personalmente detesto usare fonti di illuminazione durante le riprese: se appena possibile, solo luce naturale. Consideriamo anche l’assenza di qualsiasi supporto per la macchina fotografica, sia specifico, come un treppiede, sia improvvisato, come un ripiano presente sul posto.
Vediamo come si può procedere.
Fase di ripresa - Io ho utilizzato una reflex con obiettivo 35.0 mm f/1.8, che nelle reflex analogiche corrisponde a un 52 mm, però il metodo vale per ogni dispositivo che permetta le impostazioni manuali della ripresa. Ecco i parametri. Otturatore (Velocità): 1/40 sec. Diaframma (Apertura): 1,8. ISO (Sensibilità): 400. Esposizione regolata sulla parte più luminosa dell’inquadratura, quella a sinistra per chi guarda. Una corretta esposizione della razza non era né consigliabile né pienamente possibile. Per prima cosa, quella parte luminosa si sarebbe “bruciata”, ovvero si sarebbe allargata e avrebbe avuto un risultato negativo sia dal punto di vista estetico, dando vita a una chiazza di bianco luminoso sgradevole, sia funzionale, in quanto lo sguardo sarebbe stato attirato verso questa luminosità e non verso la razza, che era la protagonista dell’immagine. Inoltre, per aumentare l’esposizione della razza, c’erano solo gli ISO a disposizione, ovvero, in sintesi, la sensibilità del sensore alla luce. Sia otturatore che diaframma erano intoccabili. Sotto 1/40 sec. di esposizione, una foto scattata senza un sostegno risulterebbe mossa (consideriamo anche che la razza stessa si…muoveva). Il diaframma era alla massima apertura, cioè non poteva fare entrare più luce di così. Infine, aumentare gli ISO aumenta il “rumore” della foto complessiva, che sarebbe risultata “sgranata”, piena di puntini che avrebbero reso difficile e sgradevole la visione dell’immagine finale.
Fase di post-produzione - Io ho utilizzato Photoshop ma va bene qualsiasi programma di photo editing con più livelli e le ormai consuete funzionalità (regolazioni e maschere su tutte). In pratica, si può procedere nel modo seguente. Duplicare l’immagine > Regolare l’immagine superiore con uno strumento come le Curve o i Livelli in modo tale da far emergere alla luce la razza, senza preoccuparsi che parte del resto venga sovraesposto > Inserire una Maschera su questo livello > Passare il Pennello sulla parte sovraesposta per recuparare la corrispondente parte sottostante, quella con la corretta esposizione.
Fine.
#fotografia
“Non avere paura del buio: porterà la luce”. In sintesi, questo è il metodo per effettuare riprese in condizioni di luce scarsa, anche di quasi buio, per ottenere, alla fine, un’immagine ben visibile. La qualità della stessa immagine, poi, dipende da molti fattori. Ma l’obiettivo di questo post è quello di mostrare come agire in condizioni di scarsa luce o quasi buio e non quello di fare un tutorial su come ottenere foto artistiche (anche perché io non sono un artista digitale).
Contesto: l’acquario civico di Milano. Qui, è esplicitamente vietato effettuare riprese con il flash o altre fonti di illuminazione. Al di là di questo, che rimane un vincolo decisivo, effettuare riprese con una fonte di illuminazione avrebbe comportato effetti poco piacevoli di riflessi nei vetri dell’acquario. E, infine, io personalmente detesto usare fonti di illuminazione durante le riprese: se appena possibile, solo luce naturale. Consideriamo anche l’assenza di qualsiasi supporto per la macchina fotografica, sia specifico, come un treppiede, sia improvvisato, come un ripiano presente sul posto.
Vediamo come si può procedere.
Fase di ripresa - Io ho utilizzato una reflex con obiettivo 35.0 mm f/1.8, che nelle reflex analogiche corrisponde a un 52 mm, però il metodo vale per ogni dispositivo che permetta le impostazioni manuali della ripresa. Ecco i parametri. Otturatore (Velocità): 1/40 sec. Diaframma (Apertura): 1,8. ISO (Sensibilità): 400. Esposizione regolata sulla parte più luminosa dell’inquadratura, quella a sinistra per chi guarda. Una corretta esposizione della razza non era né consigliabile né pienamente possibile. Per prima cosa, quella parte luminosa si sarebbe “bruciata”, ovvero si sarebbe allargata e avrebbe avuto un risultato negativo sia dal punto di vista estetico, dando vita a una chiazza di bianco luminoso sgradevole, sia funzionale, in quanto lo sguardo sarebbe stato attirato verso questa luminosità e non verso la razza, che era la protagonista dell’immagine. Inoltre, per aumentare l’esposizione della razza, c’erano solo gli ISO a disposizione, ovvero, in sintesi, la sensibilità del sensore alla luce. Sia otturatore che diaframma erano intoccabili. Sotto 1/40 sec. di esposizione, una foto scattata senza un sostegno risulterebbe mossa (consideriamo anche che la razza stessa si…muoveva). Il diaframma era alla massima apertura, cioè non poteva fare entrare più luce di così. Infine, aumentare gli ISO aumenta il “rumore” della foto complessiva, che sarebbe risultata “sgranata”, piena di puntini che avrebbero reso difficile e sgradevole la visione dell’immagine finale.
Fase di post-produzione - Io ho utilizzato Photoshop ma va bene qualsiasi programma di photo editing con più livelli e le ormai consuete funzionalità (regolazioni e maschere su tutte). In pratica, si può procedere nel modo seguente. Duplicare l’immagine > Regolare l’immagine superiore con uno strumento come le Curve o i Livelli in modo tale da far emergere alla luce la razza, senza preoccuparsi che parte del resto venga sovraesposto > Inserire una Maschera su questo livello > Passare il Pennello sulla parte sovraesposta per recuparare la corrispondente parte sottostante, quella con la corretta esposizione.
Fine.